Ad oggi il gatto è un animale domestico: siamo ormai abituati a considerare i nostri mici come membri della famiglia a tutti gli effetti. Il gatto, però, non lo è sempre stato.
L’origine del gatto domestico
Possiamo dire che la convivenza tra gatti e uomini sia strettamente legata allo sviluppo dell’agricoltura. Certo, perché con l’inizio dell’agricoltura e dei sistemi di raccolta e conservazione del grano, il numero dei topi era di molto aumentato, e con esso anche il numero di felini, predatori naturali dei roditori.
Gli studi di Carlos Driscoll e un importante studio pubblicato su Nature Ecology and Evolution (università di Leuven) e il Royal Belgian Institute of Natural Sciences hanno permesso di identificare la probabile origine del gatto domestico nella regione della Mezzaluna Fertile. La loro diffusione è iniziata circa 9000 anni fa.
L’uomo riconobbe nel gatto un aiuto non indifferente, e decise quindi di accettarli e farsi accettare a sua volta. Il gatto infatti aveva immediatamente compreso che gli uomini davano loro cibo perché stessero nei pressi del raccolto e tenessero lontani i topi. Inoltre, una maggiore concentrazione di uomini presupponeva maggiore concentrazione di cibo per i gatti.
Si può affermare, quindi, che non siano stati gli uomini a prendere dei gatti e a metterli in gabbia, ma è meglio pensare che gli uomini abbiano più o meno permesso ai gatti di addomesticarsi da soli.
Il gatto domestico nella storia
C’è però un’altra ondata di domesticazione del gatto avvenuta migliaia di anni dopo, proveniente dall’Egitto verso Eurasia e Africa, come suggeriscono geroglifici e mummificazioni di gatti insieme ai faraoni, nel IV secolo a.C. circa e gatti vissuti tra Turchia, Bulgaria o Africa Subsahariana.
Non va dimenticato il contributo greco che verso il 500 a.C. permise l’introduzione del gatto in Europa. Ci sono testimonianze di fasi iniziali di domesticazione del gatto risalenti a 5,300 anni fa in Cina.
Il passaggio da animale selvatico a gatto domestico
Il rapporto con il gatto cambiò nel periodo romano in quanto i nostri protagonisti non venivano più accuditi solo per le proprie doti di cacciatori e protettori del raccolto, bensì per le caratteristiche estetiche. I romani infatti, sceglievano questi animali non solo per addomesticarli, ma perché fossero dei veri e propri animali da compagnia, quindi domestici e gradevoli alla vista.
In quel momento il gatto passò dall’essere un animale selvatico, a un elemento fondamentale nella vita delle persone, considerato anche simbolo elitario o addirittura venerato, come per la cultura egizia. In quest’ultima il gatto era considerato un animale di culto.
Una curiosità è rinvenibile anche negli studi sul pelo del gatto. Inizialmente i gatti erano principalmente tigrati e solo in un secondo momento, probabilmente per la selezione dell’uomo si è diffuso quello maculato (tardo Medioevo).
I gatti venivano portati sulle navi durante le lunghe navigazioni per proteggere cibo e tenere lontane le malattie portate dai topi. In epoca vichinga sono state rinvenute tracce di gatto. Non solo, ci sono prove del fatto che i gatti siano arrivati al continente asiatico passando dal mar Rosso lungo le tratte commerciali verso Oriente.
Secondo la dottoressa Eva Ricci, bisogna partire dalla definizione di domesticazione. Si tratta del processo mediante il quale un animale viene allevato in cattività per profitto economico a vantaggio di una comunità umana che ha un totale controllo sulla sua riproduzione, sull’organizzazione del suo territorio e sul procacciamento del cibo di cui ha bisogno.
Per alcune specie, però, la relazione che si è instaurata tra uomo ed animale sembra essere basata su altro, come il piacere di avere “compagnia”. Quindi possiamo confermare che nel caso del gatto, entrambe le condizioni si siano presentate.
Il gatto nel Medioevo
Durante il Medioevo però, i gatti venivano perseguitati poiché considerati simboli del demonio e amici delle streghe. Nonostante fosse già ampiamente dimostrata l’utilità dei gatti nel tenere lontane le malattie portate dai roditori, continuarono a non essere ben visti fino al ‘600. In questo periodo, infatti, risultò fondamentale possedere un felino per contrastare l’avanzata della peste portata dai ratti. Nel 1700, infine, i gatti vennero accettati come veri e propri animali domestici.
I nostri adorati mici, quindi, sono effettivamente considerati domestici a tutti gli effetti da relativamente poco tempo, ma come si dice in questi casi, questo tempo si può definire quality time.